Tutto comincia quando, tra il 1914 e il 1915, Kasimir Malevich realizza un quadro che non ha precedenti nella storia dell’arte: un quadrato nero su fondo bianco.
È un quadro rivoluzionario che ben si inserisce nel contesto storico e artistico dei primi anni del ‘900, forse uno dei periodi più fertili di innovazione e di cambiamenti radicali nel modo di pensare e fare arte. Basta ricordarsi che nel 1907 un giovane artista spagnolo trasferitosi a Parigi (Pablo Picasso) aveva realizzato “Les demoiselles d’Avignon“, abolendo con le sue pennellate 500 anni di storia dell’arte: addio alla prospettiva, alla profondità e alla bellezza classica. Nel 1912 poi, un altro pittore russo, Vasilij Kandinskij, aveva creato il “Primo acquerello astratto” in cui era scomparsa completamente ogni forma di mimesi della natura.
Con Malevich, l’astrazione si spinge al limite estremo. Nasce il Suprematismo: “Per suprematismo intendo la
I suprematisti sono interessati all’essenza delle cose non alla loro apparenza. L’arte astratta è una suprema schematizzazione di forme geometriche semplici ed essenziali. Il colore da secondario rispetto al disegno, diventa protagonista del quadro. La pittura può avere una funzione meditativa e infatti ad una mostra del 1915 alla galleria Dobycina di San Pietroburgo, il Quadrato bianco su fondo nero è esposto all’angolo tra le due pareti sotto il soffitto: l’angolo bello, il posto in cui nelle case russe venivano messe le icone. Malevich sostituisce un’arte sacra con un quadrato nero, affermando la supremazia del colore e della forma sull’immagine.